DAL MONDO ECONOMICO, SCIENTIFICO, AZIENDALE E DAL NOSTRO "PENSATOIO"
Martedi - Luglio 5, 2011 20:02     Visto:535     A+ | a-

DAL MONDO ECONOMICO, SCIENTIFICO, AZIENDALE E DAL NOSTRO "PENSATOIO", ABBIAMO SCELTO PER VOI :
  
 √ In regalo per voi : Cosa può «dare» e cosa non può dare un team.  Non ci sono dubbi che il lavoro in team si sia oggi affermato come una delle modalità organizzative più evolute e in certi casi irrinunciabili.  Però. E’ una ricetta adatta per tutti gli usi? E soprattutto: quali sono le qualità che è necessario possedere per condurre con successo un team?  Chiedere in segreteria.
 
 √ Autosviluppo, 2 - Può la "robustezza mentale" essere definita  una qualità manageriale ? L’essere umano è l’unico animale capace di pensiero realizzativo che si distingue dal pensiero risolutore, tipico di tutti gli animali di tipo superiore, in quanto in grado non solo di risolvere un problema immediato ma anche di immaginare un futuro che non c’è e di agire per renderlo vero. E fin qui tutto bene. Dov’è l’inghippo? Il problema sta nel fatto che se il pensiero è sbagliato, tutto ciò che sta a valle si rivelerà sbagliato e potenzialmente dannoso. Mentre nel caso dell’animale al massimo si avrà la soluzione sbagliata di un problema (e comunque molto raramente), nel caso dell’uomo che progetta e realizza un futuro le conseguenze possono essere  catastrofiche come Storia e  cronaca  dimostrano. Quindi  la
     "robustezza" mentale di chi ha una qualsiasi responsabilità è la madre di tutte le questioni e possiamo dire che essa coincide con la correttezza di pensiero. Perché il pensiero possa essere corretto (o almeno il più corretto possibile) è necessario che la mente sia sgombra. Da che cosa ? Dalle pressioni contingenti di vario tipo che nel lavoro manageriale costituiscono la stessa acqua in cui si nuota (ansia di successo, paura di insuccesso, fretta e precipitazione, ignoranza e superficialità, gelosie e rivalità, idiosincrasie varie, salvaguardia dell’immagine personale, ecc. ecc.). E’ possibile sviluppare la propria  robustezza mentale ? Certo che sì ma la condizione necessaria è l’accettazione di una filosofia di training che va in controtendenza rispetto alla moda dei tempi dell’apprendere in modo fulmineo e possibilmente senza far fatica. Il programma non può che svolgersi in modalità outdoor e deve avere lo scopo di allenare la mente del manager alla consapevolezza. Un obbiettivo che richiede un certo grado di determinazione e di capacità di "rimandare la gratificazione". Questo approccio non ha nulla a che fare con la visione eroica della leadership tipica della formazione tradizionale e ha invece molto a che fare con l’autentica robustezza mentale così come ci è stata tramandata dai classici (sia occidentali che orientali) e che la scuola moderna non riesce più a trasmettere con la conseguenza che sempre più spesso arrivano in azienda persone magari tecnicamente preparate ma poco  "robuste" mentalmente. L’esperienza dei tempi che viviamo ha oramai dimostrato senza ombra di dubbio che i manager per essere veramente efficaci non hanno oggi bisogno di particolari nozioni (soggette oramai ad obsolescenza accelerata) o di esortazioni astratte ma soprattutto di un pratica mentale che li alleni a padroneggiare le situazioni invece di esserne travolti.
Una pratica di tale tipo non può essere trasmessa per via cognitiva (non è una nozione) ma solo per via esperenziale. Insomma  è forse arrivato il momento di definire orizzonti più pertinenti  e più creativi per la formazione manageriale.
 
√  La pulce nell’orecchio, 5 - Un sindaco neo eletto (non importa il nome) dice: «La vice- sindaco? E’ competente, ha professionalità e passione civica». Va bene per la passione civica ma visto il pressappochismo organizzativo imperante non potrebbe spiegarci meglio in che cosa precisamente la signora è competente e quale è la professionalità di cui è dotata?
 
√  Meritocrazia Italiana.
     Nell’azienda dove lavora il manager Romoletti, il «padrone» è impegnato in colloqui di selezione, alla ricerca di una sostituta della segretaria che si è licenziata perché incinta. Lo assiste Romoletti, notoriamente attento alla qualità delle persone da assumere. La prima candidata è una bellissima bionda molto procace che risulta essere molto intelligente e dotata di eccellenti capacità. La seconda è una bellezza bruna ancora più intelligente e abile della prima. La terza è strabica, ha denti sporgenti, pesa 90 chili e non sa fare quasi nulla. Dopo aver intervistato le tre candidate, il padrone informa Romoletti che assumerà la terza. «Come mai ?» chiede il manager sbalordito. «Beh» dice il padrone «in primo luogo a me sembra molto intelligente! In secondo luogo non sono affari tuoi e in terzo luogo è la sorella di mia moglie!».  
 
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