IL COMPITO DI UNA «CLASSE DIRIGENTE» Tre idee per modernizzare il Paese
Giovedi - Marzo 8, 2012 22:35     Visto:404     A+ | a-
I
L COMPITO DI UNA «CLASSE DIRIGENTE»
 
Tre idee per modernizzare  il Paese
 
Se i manager lavorassero tutti bene noi vivremmo in un mondo (quasi) perfetto. Treni in orario e decenti, soccorsi ospedalieri efficienti, strade pulite, concessionarie d’auto dove ti accolgono con un tappeto rosso quando entri e magari potresti uscire di lì a poco con qualche decina di migliaia di euro in meno. Quando tutto ciò non avviene e ciò che sperimentiamo è l’esatto contrario, significa che qualche manager non ha capito qual è il suo compito e che qualcun altro, più in alto, non è stato capace di farglielo capire.
 
È colpa del manager di prima linea ? No, se c’è una colpa questa dovrebbe imputata al concetto più sfuggente (per il momento, ma abbiate pazienza qualche secondo) di classe dirigente. Direte che vi sto prendendo in giro, i manager non sono forse classe dirigente? Si e no. Sì, perché a loro è demandata l’organizzazione di qualsiasi cosa, pubblica o privata che sia. Quindi se questa non funziona, come accade spesso, è giocoforza dire che è colpa del manager.
 
Ma chi è che seleziona, addestra, valuta e decide se un manager è meritevole o meno di rimanere in quel posto? La vera classe dirigente di un Paese è quindi  costituita da questo mondo che sta dietro le quinte, poco visibile, spesso poco trasparente, fatto da centri di potere economico o burocratico/amministrativo che di riffa o di raffa sono arbitri del destino dei manager di prima linea.
 
Ora, questa classe dirigente, nel nostro Paese, ha fallito. Non c’è fatto pubblico rilevante che, quando si solleva il coperchio a seguito di qualche incidente, non riveli assenza di attenzione, di valutazione e di discernimento in chi, avendo il dovere di controllare, non lo ha fatto. E’ forse comprensibile che la gente, in tali casi, se la prenda con chi si trova più a portata di mano, vale a dire con il personale e i manager di prima linea. Ma in questo modo viene eluso il vero problema.
 
È possibile “raddrizzare” una classe dirigente che sembra aver smarrito il senso della sua missione e che a seguito di questo smarrimento rischia di perdere ogni legittimazione? Le vie percorribili sembrano tre. La prima : tutti noi italiani dovremmo capire che qualsiasi inefficienza, disservizio, disagio o peggio che ci capiti di subire non dipende dal destino cinico e baro ma solo da cattiva organizzazione di cui qualcuno, da qualche parte, è responsabile (accampare a giustificazione la scarsità di risorse denota solo scarsa conoscenza delle tecniche organizzative). Una maggiore consapevolezza di questo primo punto produrrebbe già una salutare pressione dal basso. Per rendersene conto non serve molto, è sufficiente un giretto in Australia o in qualche Paese nordico.
La seconda via non può che passare dagli stessi manager: i tempi sono più che maturi perché i migliori di loro nelle organizzazioni dove lavorano la smettano di coprire inefficienze e sciatterie che vengono dall’alto, facendo valere i princìpi professionali nei quali hanno investito con i loro studi e i valori nei quali si riconoscono. Se per fare questo ci vuole un po’ di coraggio, beh chi ha mai detto che un manager non debba possederne ? Sono disposto ad ammettere, comunque, che si tratta di una via impervia e sono pieno di rispetto nei confronti dei (per ora pochi, ma aumenteranno) samurai che vi si cimentano. D’altronde i manager, soprattutto quelli pubblici, una cosa devono deciderla e anche abbastanza in fretta (Monti docet): vogliono far parte della soluzione o del problema ?
 
Infine la terza via non può che consistere in un deciso cambiamento nel modo in cui la scuola forma i futuri cittadini (devono essere questi, in definitiva, la spina nel fianco di qualsiasi classe dirigente). Per esempio: perché nelle scuole della Repubblica si ignora il concetto che il mondo moderno è fatto di organizzazione e che questa non è un qualcosa di diabolico o peccaminoso da cui tenersi alla larga?
 
 
                                                                                            Pepe Caglini
COMMENTI (0)
Lascia Commenti
* Nome
* Email (non viene publicata)
*
Inserisci la capitale della Svizzera, per evitare gli spam?
*
* - Campi obligatori