LETTERA APERTA AD UN ALTO DIRIGENTE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Martedi - Gennaio 29, 2013 12:45     Visto:351     A+ | a-

LETTERA APERTA AD UN ALTO  DIRIGENTE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

 
Illustrissimo Direttore,
                                    Lei sa che nonostante le probabili fibrillazioni ed evanescenze dei futuri governi, siamo oramai molto vicini, volenti o nolenti, ad una qualche modernizzazione della pubblica amministrazione. Non perché questo sia assolutamente necessario, sarebbe un motivo troppo debole, ma perché proprio non se ne potrà fare a meno. I ritardi accumulati sono tali, la sperequazione tra le risorse assorbite (tasse in testa) e la qualità dei servizi erogati così evidente anche al cittadino più distratto e tollerante che non è nemmeno immaginabile una aspirazione europea – quale la famosa agenda Monti cui qualsiasi governo dovrà comunque ispirarsi – in assenza di una radicale riforma dei nostri apparati pubblici.
 
Dia retta a me, Lei non si faccia riformare. Prima di imbattersi, un giorno probabilmente non lontano, con qualcuno che nel Suo splendido ufficio Le porrà sgradevoli domande sul funzionamento dei vari apparati che Lei, sicuramente con una professionalità adeguata al Suo rango, governa, prenda direttamente l’iniziativa, non si faccia trovare impreparato. D’altronde le capacità non Le mancano, visto che sotto di Lei hanno sempre regnato ordine e tranquillità, forse un po’ troppa, ma non voglio minimamente insinuare che sia stata rassegnazione o, peggio, pura e semplice ignavia. Proprio per evitare questo pensiero, che La esporrebbe al sospetto di non aver svolto la Sua missione – consistente , come peraltro Lei sa benissimo, nel lavorare al servizio dei cittadini – ecco  alcune possibili strade da percorrere (ma sono sicuro che Lei si sta già attrezzando e non ha certamente bisogno di questi banali consigli).
 
Per prima cosa dunque parli al Suo personale, stia un po’ in mezzo a loro, si informi circa le condizioni in cui lavorano, ascolti i loro problemi e le loro esigenze, cerchi di usare la Sua influenza – che è molta, come peraltro Lei non dissimula a giudicare dai simboli di status che la circondano – per mettere in condizione gli operativi di fare quello che devono fare. Sia chiaro con gli obbiettivi da raggiungere, Lei sa benissimo che in assenza di obbiettivi non si può creare nessuna squadra e nessuna motivazione. Se nessuno dà obbiettivi a Lei, come probabile, ebbene se li crei da solo, è un dirigente o no? Non vorrà mica che noi pensiamo di aver gettato i nostri sudati soldi nel retribuire un incapace ?
 
Non si nasconda dietro le leggi, i regolamenti, le prassi acquisite, le cattive abitudini e soprattutto dietro quell’invereconda maniera di comunicare con noi sudditi con un linguaggio involuto e incomprensibile. Faccia leva sul Suo rango – che è così evidente a tutti con quei privilegi che oramai conosciamo benissimo, dei quali peraltro Lei non ha alcuna responsabilità, ci mancherebbe – per forzare situazioni, introdurre cambiamenti di buona gestione, dare quel buon esempio di cui c’è tanto bisogno, far capire che la rotta da seguire sotto la Sua guida sarà, da oggi in poi, radicalmente diversa. Esistono luminosi esempi di colleghi che l’hanno già preceduta su questa strada (la Procura di Torino, per esempio). Si può. Vorrà essere proprio Lei a confondersi nel branco dei negletti e dei futuri epurati o, magari è più elegante, demansionati ?
 
Infine non trascuri di valutare, interessandosene personalmente, le prestazioni professionali delle persone che dipendono da Lei. Cioè come questi collaboratori si stanno muovendo nel raggiungimento degli obbiettivi. Le persone, mi creda, se lo aspettano e si aspettano anche che questa prassi sia condotta in modo serio ed equo, non certamente come purtroppo talvolta  avviene nel vostro ambiente tanto pieno di tecnicalità e complicazioni quanto vuoto di banale buonsenso. Abbia la capacità – da chi prende il Suo stipendio, suvvia, ce lo aspettiamo – di superare i limiti della stolida burocrazia e di usare la Sua intelligenza e la Sua perspicacia per premiare e valorizzare finalmente chi merita, per sanzionare chi demerita e infine per indirizzare tutti verso il miglioramento continuo. Per tutto questo non serve una laurea ad Harvard ma solo un po’ di carattere e di dignità personale.
 
Lei occupa una posizione di dirigente. Non sta lì (solo) per gestire pratiche – per quanto importanti, per carità – dirimere questioni dottrinarie (spesso aumentando, invece di diminuire, la confusione normativa imperante) brigare incarichi e vantaggi personali ma al contrario per condurre persone allo svolgimento di una missione di servizio nei confronti della società. Cerchi dunque di anticipare gli eventi e pensi a come auto-riformarsi prima che ci pensi – non sia mai – qualcun altro.
                                                                        
 
P.S.
Caro Direttore, se leggendo questa letterina Lei avesse provato qualche fitta allo stomaco, non pensi che io sia uno scostumato senza rispetto, pensi piuttosto a cosa sta sbagliando e si dia una mossa perché il tempo, veramente, sta stringendo. Se invece si trovasse d’accordo con me, ci scriva sul socialnews illustrandoci cosa Lei sta già facendo per migliorare l’amministrazione. Altri potrebbero seguire il Suo esempio ed è ciò di cui abbiamo tanto bisogno.
 
 

Pepe Caglini

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