Si fa presto a dire yes-man, nei confronti di chi si arruffiana, con il tono di chi non ha mai piegato la testa. Eh, certo, gli altri tutti leccaculo, noi soli impavidi cavalieri del rischio. Parlare di yes-man in Italia è come parlare di calcio al bar dello sport. Ci sentiamo a casa, in un ambiente protetto. Fare una tassonomia della categoria, anche se in letteratura in verità non c’è un granché, non è difficile, perché basta guardarsi un attimo attorno e subito il quadro appare nitido, non serve un grande sforzo. Dunque la specie si divide in tre rami principali: la famiglia degli yes-man per vocazione naturale, quella degli adepti per cause di forza maggiore e quella degli yes-man strateghi, detti anche, ma la terminologia non è sempre accettata negli ambienti scientifici, paraculi.
Vorrei dedicarmi in questa sede alla trattazione della prima famiglia, non solo per un doveroso riconoscimento alla rilevanza quantitativa del fenomeno, che di per sé non può non indicare una priorità, ma anche per metterne in luce alcune interessanti caratteristiche evolutive che rischiano di essere oscurate da un dileggio sociale tanto sgradevole quanto ingiustificato se le mie ardite tesi, frutto di studi decennali sulla specie, hanno un qualche fondamento. Esporrò dunque le mie idee argomentando sui seguenti tre piani.
Primo. Come riconoscere lo yes-man per vocazione naturale.
Il marcatore per eccellenza che permette di individuare senza ombra di dubbio l’appartenenza di un individuo a questa famiglia è la presenza del Capo. Gli occhi si accendono, le gote si infiammano, il volto tutto è disposto in una espressione estasiata nella direzione del Faro : sembra che tutto il senso dell’esistere, per chi è affetto dalla sindrome, sia racchiuso in un gesto, in una parola, in un pur miserevole cenno di condiscendenza che emana dall’Autorità, la fonte di ogni bene e di ogni virtù possibile. Tale è la passione genuina e la spinta irrefrenabile a compiacere il Capo che non è raro osservare, in questi soggetti, mentre saltellano intorno alla Luce, momentanei stati di perdita dell’equilibrio fisico, con effetti talvolta imbarazzanti per tutti, meno che per l’inconsapevole protagonista di tale spettacolo. Subito dopo, come marcatore indubitabile della condizione di yes-man per vocazione naturale, viene la progressiva assunzione , da parte del soggetto, di modi di dire, espressioni vocali, tic, giochi di faccia ed altro che appartengono alla Fonte Suprema con effetti talvolta comici, più spesso surreali e sempre comunque illuminanti per lo studioso. Infine il terzo segnale: la barzelletta del Capo. La risata sarà pronta, argentina, prolungata, nel silenzio imbarazzato degli astanti.
Secondo. Quali benefici effetti assicura alla società lo yes-man per vocazione naturale.
Una società senza yes-man sarebbe una società terribile, probabilmente invivibile. Pensate ad una riunione di lavoro: invece della tranquillizzante sonnolenza cui siamo felicemente abituati assisteremmo ad inquietanti e sicuramente destabilizzanti scene con gente che fa domande, altri che dicono di non aver capito un acca di quello che ha detto il Capo e financo qualcuno, mi si perdoni il pensarci, che potrebbe arrivare al punto di dire che non è d’accordo su ciò che c’è da fare e che non si muoverà finchè non si porteranno argomenti più convincenti. Ma vi rendete conto? Se non ci fossero gli yes-man, su questo mai nessuno ci ha riflettuto abbastanza, si stima che almeno il 70% degli attuali capi dovrebbe trovarsi un altro lavoro. Una roba da far tremare le vene dei polsi per lo sconquasso che provocherebbe nell’economia e nella società. Infine se non ci fossero gli yes-man ogni legge, regolamento, dispositivo amministrativo fino alle banali bollette della luce e del gas uscirebbe dagli uffici (dove sono state concepite sotto forma di vere e proprie aberrazioni mentali senza che nessuno avesse da eccepire alcunché) in una forma semplice e comprensibile. Ciò provocherebbe un immane esubero, dalle incalcolabili conseguenze sociali, di tutti coloro che attualmente hanno un lavoro consistente nello spiegare a noi tapini ciò che non avrebbe bisogno di essere spiegato se fosse nato in forma umana. Infine, se non ci fossero gli yes-man, ci annoieremmo a morte perché non sapremmo come usare tutto il tempo risparmiato nel non dover più protestare e questionare con i responsabili delle complicazioni, trovandoci a vivere in una società quasi perfetta.
Terzo. Cosa si può nascondere in uno yes-man per vocazione naturale.
Altro non trascurabile vantaggio evolutivo della specie è la particolare attitudine dei soggetti che vi appartengono (o almeno di buona parte di essi) a trasformarsi, all’occorrenza, in kapò. Tanto ossequiosi verso l’alto, quanto spietati verso il basso. Mi state dicendo che questa non è una cosa carina? Oibò, ma senza questa pregevole disposizione dell’animo, così fortunatamente diffusa in natura, me lo spiegate voi come ce la faremmo a tenere in piedi una burocrazia ? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò.